My dinner with André

Louis Malle – 1981
Sceneggiatura di Wallace Shawn e André Gregory


Un film di quasi due ore in uno stesso luogo, un ristorante. Due personaggi che parlano, e parlano, per tutto il film. Personaggi che si chiamano come gli attori che li interpretano. E che firmano anche la sceneggiatura. Autori, attori, personaggi. Una cena, un’amicizia, due malinconie. 

Non basterebbero centinaia di pagine per trascrivere questa sceneggiatura. Sono solo parole. Un esercizio di stile, una prouesse testuale che però è anche sostanza. Un monolite compatto che dal 1981 arriva a noi del futuro e del passato, e ci commuove per lo sguardo dritto, naïf, non mediato, non cinico che posa sulle cose e sulla vita.

L’incipit, il ristorante, il finale. C’est tout.

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Wallace cammina per le strade di New York.

Wallace: La vita di uno scrittore di teatro è dura, non è facile come pensano alcuni. È dura scrivere commedie che nessuno poi mette in scena. Si prova a fare altri lavori per guadagnarsi da vivere, io ho provato a fare l’attore ma la gente non ti assume e così si passano le giornate a fare commissioni varie. Stamattina mi sono dovuto svegliare alle 10 per fare delle telefonate importanti, sono andato in cartoleria a comprare alcune buste e poi ho fatto delle fotocopie. Avevo un mucchio di cose da fare.  Alle 5 sono arrivato finalmente all’ufficio postale e ho spedito parecchie copie delle mie commedie continuando a controllare la mia segreteria telefonica per vedere se aveva telefonato il mio agente per offrirmi qualche particina. La mia cassetta della posta era piena di bollette ma che cosa potevo fare? Come potevo pagarle? Francamente non posso fare di più.

Vivo in questa città da quando sono nato. Sono cresciuto nell’Upper East Side e quando avevo 10 anni ero ricco, ero un aristocratico, andavo in giro in taxi, non avevo preoccupazioni, non pensavo che all’arte e alla musica. Ora ho 36 anni e penso soltanto ai soldi.

Alle 7 della sera il mio unico desiderio è di tornarmene a casa e farmi preparare una buona cenetta dalla mia dolce Debby. Negli ultimi anni, data la nostra situazione finanziaria, Debby è stata costretta a lavorare tre sere alla settimana come cameriera. Dopotutto qualcuno deve pur portare a casa un po’ di soldi e quindi devo fare da solo.

Sfortunatamente per una serie di circostanze ho dovuto accettare di andare a cena con una persona che da anni cerco di evitare. Si chiama André Gregory. Per un certo periodo è stato il mio migliore amico e anche il mio più valido collega in teatro; infatti, è lui che mi ha scoperto e che ha messo in scena una delle mie commedie. Quando lo conobbi André era all’apice della sua carriera di regista teatrale. Il lavoro sorprendente che aveva fatto con la sua compagnia, la Manhattan Project, aveva sbalordito il pubblico di tutto il mondo. Ma poi gli era successo qualcosa, aveva abbandonato il teatro. Era più o meno scomparso. Per mesi la sua famiglia sapeva soltanto che era in viaggio in qualche paese sperduto come il Tibet e questo era strano perché amava molto sua moglie e i suoi figli e non gli piaceva affatto stare lontano da casa. Oppure si veniva a sapere che qualcuno lo aveva incontrato a una festa mentre raccontava alla gente che sapeva parlare con gli alberi e cose simili. Chiaramente era successo qualcosa di terribile ad André.

L’idea di rivederlo mi innervosiva moltissimo. Proprio non mi sentivo adatto a questo genere di cose. Avevo i miei problemi, non potevo essere di aiuto ad André. Non facevo mica il medico no?

Wallace arriva al ristorante. Inizia la cena. 

Wally e André iniziano a parlare.

André: va bene sì, siamo annoiati siamo tutti annoiati adesso, ma hai mai pensato, Wally, che il processo che genera questa noia in tutti quanti noi oggi potrebbe essere una forma auto riproducente ed inconscia di lavaggio del cervello creata da un governo totalitario mondiale basato sul denaro? E che tutto questo è molto più pericoloso di quanto si creda e che non è solo una questione di sopravvivenza individuale ma che qualcuno che si annoia è addormentato e chi è addormentato non dice di no? Gente così se ne vede continuamente. Ecco pochi giorni fa ho incontrato una persona che ammiro molto, un fisico svedese. Mi diceva che ormai non guarda più la televisione e che non legge più niente né giornali né riviste, si è completamente estraniato da tutto, perché è convinto che noi oggi stiamo vivendo in una specie di incubo alla Orwell e che tutto quello che sentiamo contribuisce a trasformarti in robot. 

Vedi, secondo me è possibile che gli anni 60 siano stati l’ultimo empito del genere umano prima che si estinguesse e che questo è l’inizio del resto del nostro futuro che d’ora in poi non ci saranno altro che questi robot che vanno in giro senza sentir niente, senza pensare niente. 

Non so non so cosa succede a te, Wally, ma io ho dovuto seguire un corso di addestramento per diventare un essere umano. Cosa provavo in quel momento non lo so, quali cose mi piacevano, che genere di persone desideravo veramente frequentare, e l’unico modo per saperlo era far smettere ogni rumore esterno, smettere di recitare per poter ascoltare quello che c’era dentro di me. Arriva il momento che si ha bisogno di fare questo, c’è gente che probabilmente ha bisogno di andare nel Sahara, chi può farlo a casa propria, ma hai bisogno di far tacere il rumore. 

 La gente secondo me si aggrappa a queste immagini di padre, madre, marito moglie sempre per lo stesso motivo, perché sembra che forniscano un terreno ben solido. Ma cosa significa? Non c’è moglie o figlio o marito. Chi sono? Un bambino ti afferra la mano ed a un tratto un uomo grande e grosso ti solleva da terra e poi scompare. Dov’è quel figlio?

(Qui è dove un pezzo di me si è staccato e non è più tornato)

La cena è finita.

Wally: Tutti gli altri clienti erano andati via da ore. Ci hanno portato il conto e André ha pagato la cena. Mi sono offerto un taxi, sono tornato a casa passando per le strade della città. Non c’era strada, non c’era negozio che non fossero collegati a qualche ricordo nella mia mente. Là avevo comprato un vestito con mio padre, là andavo a prendere il gelato dopo la scuola. Quando finalmente sono arrivato a casa, Debby era tornata dal lavoro e le ho raccontato tutto della mia cena con André.