Sean Baker – Prince of Broadway

Sean Baker – Prince of Broadway (2008)
Sceneggiatura: Sean Baker e Darren Dean

Dopo l’ultima scena, prima dei titoli di coda

“Characters’ dialogue was realized through improvisation and a collaborative process with all actors”

Prima che la foresta bruci

Questa è un’opera di fantasia, ma è possibile che nel corso della lettura incontriate somiglianze o coincidenze con avvenimenti, persone, luoghi reali.
Per quanto ci sforziamo di inventare, tutto è già successo, e tutto succederà in modo imprevedibile: possiamo solo immaginare nuovi modi di raccontare la realtà.
Considerate quindi le risonanze come segni del caso o del destino, a seconda di come preferite interpretare lo scorrere della vita.

Mettere in moto

“Mettere in moto un romanzo richiede un’energia speciale. Prima non c’è niente, poi all’improvviso ecco un intero mondo che ha senso, dentro il quale dei fantasmi si muovono come fossero reali in uno spazio reale. L’arte della gioia si mette in moto grazie alla forza più innegabile che abbiamo: la ricerca del piacere sessuale. La specie sopravvive perché il sesso dà piacere”.

[…]

“Purtroppo non succede troppo spesso, ma esistono romanzi che a volte giocano con la velocità delle esperienze. È così la prima sezione di Detective selvaggi di Roberto Bolaño per fare un esempio che amo. Quando il montaggio di un libro è serrato si dice che sembra cinema ma non è cinema, perché la velocità è completamente interiore, non la guardiamo da fuori come al cinema. È la nostra vita interiore che comincia a correre e quando capita mi dà alla testa”

Francesco Pacifico, Podcast Lezioni di lettura, Ep. 1, Goliarda Sapienza – L’arte della gioia

Samantha Orvey – Orbital

“Un giorno, tra qualche anno, proprio nello stesso punto del Pacifico che sta attraversando ora, questo veicolo uscirà con grazia dall’orbita e precipiterà attraverso l’atmosfera nell’oceano. I sottomarini scenderanno a esplorare il relitto. Ma ancora mancano trentacinquemila orbite. Questa raggiunge il suo limitare più profondo dove le aurore tremolano sull’Antartide e la Luna sorge enorme come una ruota di bicicletta schiacciata. Sono le cinque e mezza di mercoledì mattina, il giorno dell’allunaggio. Le stelle esplodono.

Là fuori, le vibrazioni elettromagnetiche rimbalzano nel vuoto quando i corpi nello spazio emettono luce. Traducendo queste vibrazioni in suoni, i pianeti assumono ciascuno la propria musica, il suono della loro luce. Il suono dei campi magnetici e delle ionosfere, dei venti solari, delle onde radio intrappolate tra il pianeta e la sua atmosfera.

ll suono di Nettuno è liquido, impetuoso, una marea che si infrange sulla riva tra gli ululati di una tempesta; quello di Saturno è il tuonare di un jet, che rimbomba fino ai piedi e tra le ossa; gli anelli di Saturno sono diversi, una burrasca che si abbatte su un edificio abbandonato, ma con un ritmo lento, distorto. Urano stride frenetico. La luna di Giove, Io, è il ronzio metallico e pulsante di un diapason.

E la Terra, complessa orchestra di suoni, banda stonata di seghe e fiati, stralunata distorsione spaziale di motori a tutto gas, battaglia fra tribù galattiche, eco di trilli da un’umida mattina tropicale, battute iniziali di una trance elettronica, e in sottofondo un suono squillante, un suono che si raccoglie in una gola vuota. Un’armonia incerta che prende forma. Il suono di voci distanti che confluiscono in una massa corale, una nota angelica sostenuta che si espande attraverso le interferenze.

Viene da pensare che esploderà in un canto, da come emerge, deciso, e questa perla lucidata che è il pianeta per un attimo ha un suono così dolce. La sua luce è un coro. La sua luce è un concerto di trilioni di cose che si radunano per qualche istante prima di ricadere nel tintinnio e nel tambureggiare confuso di una trance galattica di fiati, il caos di trilli pluviali di un mondo selvaggio che canta”.

NN Editore, Traduzione di Gioia Guerzoni, 2025

George Gray

Edgar Lee Masters – Antologia di Spoon River (1915)

I have studied many times
The marble which was chiseled for me —
A boat with a furled sail at rest in a harbor.
In truth it pictures not my destination
But my life.
For love was offered me and I shrank from its disillusionment;
Sorrow knocked at my door, but I was afraid;
Ambition called to me, but I dreaded the chances.
Yet all the while I hungered for meaning in my life.
And now I know that we must lift the sail
And catch the winds of destiny
Wherever they drive the boat.
To put meaning in one’s life may end in madness,
But life without meaning is the torture
Of restlessness and vague desire–
It is a boat longing for the sea and yet afraid.

Ho osservato tante volte il marmo che mi hanno scolpito –
una nave alla fonda con la vela ammainata.
In realtà non rappresenta il mio approdo 
ma la mia vita.
Perché l’amore mi fu offerto ma fuggi le sue
lusinghe;
il dolore bussò alla mia porta ma ebbi paura;
l’ambizione mi chiamò, ma paventai i rischi.
Eppure bramavo sempre di dare un senso alla vita.
Ora so che bisogna alzare le vele
e farsi portare dai venti della sorte 
dovunque spingano la nave.
Dare un senso alla vita può sfociare in follia
ma una vita senza senso è la tortura
dell’inquietudine e del vago desiderio
è una nave che desidera il mare ardentemente ma ha
paura.

Traduzione di Alberto Rossetti (Edizione BUR 1986)

D’argent et de sang


D’argent et de sang, serie in 12 episodi
Xavier Giannoli
Regia: Xavier Giannoli, Frédéric Planchon
Sceneggiatura: Xavier Giannoli, Jean-Baptiste Delafon, Antoine Lacomblez (dal libro omonimo di Fabrice Arfi)


Disclaimer

“Cette série est une oeuvre de fiction inspirée de faits réels. Sa vocation est artistique et non documentaire, et c’est ainsi que doivent être compris les faits décrits, les personnages dépeints, les propos et opinions exprimées.”

As I Was Moving Ahead Occasionally I Saw Brief Glimpses of Beauty

Jonas Mekas, 2000, 288′


(Incipit)

Non sono mai stato veramente in grado di capire dove la mia vita inizia e dove finisce.
Nono sono mai, mai stato capace di dare un senso a tutto, di capire di cosa si tratta, cosa significa tutto questo.
Così, quando ora ho iniziato a mettere tutti questi rulli di pellicola insieme, per giuntarli, la prima idea era di organizzarli in ordine cronologico. Ma poi ho rinunciato e ho cominciato a metterli insieme a caso, nell’ordine in cui li ho trovati sullo scaffale. Perché davvero non so quale sia la collocazione di ogni pezzo della mia vita.
Quindi, lascia che sia, lascia che le cose procedano per puro caso, disordine.
C’è un certo ordine in tutto ciò, un ordine tutto suo che io non comprendo veramente, così come non ho mai compreso la vita intorno a me, la vita reale, come la chiamano, né le persone reali, neanche loro ho mai capito. Ancora oggi non le comprendo, e non voglio veramente comprenderle.

Simón del desierto

Luis Buñuel, 1964
Sceneggiatura di Luis Buñuel e Julio Alejandro


Uomo: Gli uomini si perdono sempre in lotte fratricide, e sempre per la maledizione del tuo e del mio
Simón: Di che parli?
U: Perché l’uomo uccide per difendere quello che crede suo
S: Non capisco… Cos’è il tuo? Cos’è il mio?
U: Guarda, lo capirai. Questa borsa è tua vero? Ora vedrai, basterebbe che io lo negassi e cominceremmo subito a litigare. Su, proviamo. Simón, questa borsa è mia. Di’ che è tua, su avanti dillo
S: (esita) È mia
U: E io ti dico che è mia
S: Allora prenditela
-U: (ride) Il tuo disinteresse è ammirevole, e molto utile alla tua anima, ma ho paura che come la tua penitenza serve ben poco all’uomo
S: Non ti capisco, parliamo linguaggi diversi, vai in pace fratello

Donna: Simón, a che pensi?
Simón: A niente… Come si chiama questo ballo?
D: (ride sguaiata): Carne radioattiva, questo è l’ultimo ballo, il ballo finale (si avvicina a Simón) Questo è il ballo finale
S: Vade retro
D: Vade ultra!
S: Se ti diverti, io vado a casa
D: Io non ci andrei, ti potrebbe capitare qualcosa
S: Che cosa?
D: È la vita ubriacone, devi sopportarla, devi sopportarla fino in fondo!

La donna si mette a ballare forsennata, Simón resta a guardare la folla che si dimena.